Nuovi elementi fanno riaprire il caso della morte del campione di ciclismo più amato Marco Pantani
Sulla morte di Pantani non si finisce di discutere, parlare, fare illazioni. E’ recente la notizia che nell’agosto del 2014 a dieci anni dalla morte del grande atleta, il caso venga riaperto con il sospetto di omicidio. Il caso è riaperto dall’avvocato che assiste i genitori del campione scomparso. Ci sarebbero anomalie nel caso della morte del campione che farebbero supporre proprio questo, il campione non si sarebbe suicidato o non sarebbe morto per overdose ma sarebbe stato ucciso. Come sempre succede in casi come questo le opinioni, i pareri, le testimonianze si accavallano e rimbalzano da un blog a un giornale da un Tg ad una trasmissione televisiva di approfondimento. Le interviste si sprecano. Protagonisti i genitori e tra i due la mamma. Sul fronte opposto altri personaggi quali il dottore che aveva in cura Pantani sostiene che la causa della morte del campione è inequivocabilmente da far risalire all’uso smodato di droghe che il campione adoperava. In una recente intervista il medico sostiene che: “La causa della morte del campione è da attribuire all’assunzione esagerata di cocaina” Secondo il medico Marco arrivava a consumare anche 100 grammi di cocaina a settimana. Il dott. Greco, questo il nome del medico curante, già 10 anni fa sosteneva che Pantani: “Aveva un atteggiamento compulsivo nei confronti della cocaina” . La forte dipendenza dalla cocaina aveva anche indotto il dottor Greco a richiedere un ricovero del ragazzo ai genitori che però il 14 gennaio 2004 (Marco se ne andò un mese dopo) si opposero. Ora i genitori non ci stanno. Non credono a questa tesi. Non accettano che il loro figliolo se ne sia andato in questo modo e sostengono che sia stato ucciso, che sia stato vittima di qualcun altro e non di se stesso. In realtà cosa importa. Qual è il vantaggio che avrebbe la memoria del campione nello scoprire che invece di essersi ucciso è stato ucciso. Quale potrebbe essere la motivazione. Un regolamento di conti? Una frequentazione di malaffare con delinquenti. E cosa cambierebbe. Riusciamo a comprendere il dolore di una mamma che non trova pace nella perdita di una amato figlio. Riusciamo anche a comprendere il desiderio di nobilitare la figura del proprio figliolo che parrebbe rovinata dagli ultimi avvenimenti della sua vita. Ma in questo modo? Pantani diventerebbe migliore? Ma migliore di chi? O di cosa? Pantani è stato un grande e tutti lo ricordiamo per questo. Pantani è stato sfortunato. Probabilmente ha fatto uso di sostanze per vincere le sue gare ma è “vox populi” che in quell’ambiente, quello del ciclismo professionista e non solo tutti fanno uso di sostanze. Sarà vero? Forse è vero oi forse no ma cosa cambia per la memoria di Pantani. Lui resterà nel cuore di coloro che lo hanno amato in vita e continuano ad amarlo ora. Sarà un esempio per alcune parti della sua vita, dove ha saputo dimostrare forza determinazione, sacrificio e lo sarà meno dove avrà dimostrato fragilità, debolezza. Ma Pantani era un uomo, un normale essere umano come tutti noi e pensiamo che ora, a 10 anni dalla sua scomparsa meriti di essere lasciato in pace a riposare. A correre le sue corse li dove si trova ora senza che noi piccoli esseri umani continuiamo a disturbarlo. Siamo anche vicini alla sofferenza di una mamma affranta dal dolore e la comprendiamo e tuttavia le chiediamo di trovare pace in terra per dare pace al suo figliolo li dove è ora. Ciao Pirata, sei nei nostri cuori e lo resterai. Giovanni Senatore
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