Dal 6 al 22 febbraio 2014 si sono svolte le faraoniche 22esime olimpiadi invernali di Sochi, in Russia. Davvero elevati i costi; sono state, infatti, le Olimpiadi più care della storia, mentre il pubblico non è stato così numeroso come si concerne ad un evento di questa portata. L’Italia ha raccolto un buon bottino di otto medaglie, tuttavia i nostri atleti non sono riusciti a regalarci neppure un oro.
Tra i migliori dei nostri sicuramente Arianna Fontana, che ha raccolto un argento e due bronzi, Christoph Innerhofer che ha ottenuto un argento ed un bronzo nello sci alpino e l’eterno Armin Zoeggler che ha ottenuto la sua sesta medaglia olimpica nello slittino. Tra le grandi delusioni, invece, tutto il settore dello sci di fondo e lo snowboard sia maschile che femminile, che non hanno arricchito il medagliere azzurro.
Il grande spettacolo delle Olimpiadi è però stato rovinato dal nazionalismo russo, che ha portato a decisioni (soprattutto in sport, come hockey e pattinaggio di figura) quantomeno discutibili. Spesso, infatti, molte gare non hanno regalato quelle emozioni e quella imprevedibilità tipiche delle Olimpiadi e di tutti gli eventi internazionali.
Passiamo ora ad analizzare l’aspetto prettamente sportivo di questa ventiduesima edizione dei Giochi. Già domenica nove febbraio era ricca di gare interessanti come la discesa libera maschile e i primi turni dell’hockey, disputati nell’enorme Bolshoj Ice Dome. Prima, però, la mia attenzione si è focalizzata sulle montagne di Rosa Khutor, dove l’austriaco Matthias Mayer (nessuna parentela con il grande del passato Hermann) ha dominato la discesa libera davanti al nostro Innerhofer e al norvegese Kjetil Jansrud. Deludenti il favorito della vigilia Svindall e gli altri italiani, in primis Dominik Paris. Da sottolineare che Mayer aveva ottenuto un solo podio in carriera.
Nei giorni successivi sono state poche le sorprese. A parte l’incredibile piazzamento fuori dalle medaglie del famoso snowboardista americano Shawn White, letteralmente surclassato da svizzeri e giapponesi, le gare proseguivano con poche emozioni. Nello sci femminile dominavano Maze e Riesch, in quello maschile il cannibale Hirscher, mentre nello sci nordico vincevano facilmente i russi (fondo), il tedesco Frenzel (combinata nordica), lo sloveno Prevc (salto con gli sci) e la norvegese Marit Bjorgen.
Solo la supercombinata maschile di sci e la 15 km di fondo femminile mi hanno veramente emozionato. La prima è stata spettacolare sia nella manche di discesa libera che in quella di slalom speciale. Alla fine l’ha spuntata a sorpresa lo svizzero Sandro Viletta (solo un terzo posto in Coppa del Mondo in carriera) davanti a quel buon diavolo di Kostelic (trentasei anni suonati e un forte mal di schiena) e al nostro Innerhofer. Nella 15 km femminile dominio delle norvegesi che, con Bjorgen e Weng, hanno dominato una gara in cui tante hanno provato ad impensierle, ma solo la svedese Kalla ci è riuscita chiudendo terza al traguardo.
Finisco questo articolo dicendo che il Presidente russo Putin, forse deluso per l’eliminazione ai quarti della sua Russia per mano del futuro vincitore Canada e per la sconfitta contro gli USA (poi argento), ha pensato bene di invadere la Crimea e, forse, l’Ucraina intera. Luigi Maria D’Auria
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