“Il Siciliano è il primo italiano a vincere dopo sedici anni. Fuori corsa Froom e Contador, i francesi rialzano la testa con Pinot e Barder”
Parigi – E’ davvero incredibile quello che è successo in questi ultimi mesi. Per la terza volta mi trovo a Parigi, felice di poter finalmente la vittoria di un italiano, sicuramente il corridore più forte che il nostro Paese è riuscito ad esprimere da Pantani in poi. Vincenzo Nibali ha vinto il Tour de France, ed è il terzo corridore della storia capace di vincere tutte e tre le Grandi Corse a tappe almeno una volta nella carriera, come i grandi Hinault ed Indurain.
Finita la premiazione mi dirigevo verso il mio albergo, dove ormai sono diventato un habitué, incontro un vecchio amico trapiantato in Francia da un paio d’anni, che mi invita a passare la serata nel suo locale preferito, all’Ile de la Cité. Arrivo in orario all’appuntamento e trovo già il mio amico seduto al tavolo. Il cameriere non ci ha neanche portato l’acqua che il mio compagno inizia a tempestarmi di domande. La prima, scontata, è: “secondo te, con i ritiri di Froom Contador, Nibali non ha fatto i conti senza l’oste?”. La mia risposta è no, perché Vincenzo ha vinto a Sheffield battendo sia l’uno che l’altro e selle pietre ha inflitto un distacco tale a Contador che per lo spagnolo sarebbe stato difficile recuperare un Nibali in questa condizione di forma. Arrivati al primo il mio amico mi chiede cosa pensi del Tour dei francesi, finalmente competitivi. Gli rispondo che secondo me Pinot era un corridore oggettivamente pronto per il podio al Tour, mentre Peraud era comunque già arrivato tra i primi dieci due volte. Bardet, poi era un giovane di cui si aspettava l’esplosione già da un po’ di anni.
Io e il mio amico stiamo passeggiando per il quartiere latino già da un’ora, eppure lui non mi ha ancora lasciato un momento libero. Alla sua domanda riguardo le delusioni rispondo che mi aspettavo qualcosa in più da Jurgen Van Den Broek, giunto alla fine solo tredicesimo, così come è stato sotto tono il campione del mondo Rui Costa, mai competitivo. A livello organizzativo mi ha deluso anche il Team Sky, che dopo il ritiro di Froome e la delusione Porte è riuscita a riscattarsi solo in minima parte con il top 20 di Mikel Nieve, corridore che secondo me alla Vuelta dovrebbe essere lasciato libero di fare la propria corsa. Per quanto riguarda, invece, il capitolo velocisti Mark Cavendish, caduto sul finire della prima tappa, ha perso ormai la leadership mondiale a scapito di Kittel, Degenkolp, Kristof, Greipel e Sagan, che da grande regolarista ha conquistato la sua terza maglia verde consecutiva nonostante i soli ventiquattro anni d’età. Il fenomeno slovacco è stato competitivo anche sul pavé, dimostrando che prima o poi vincerà Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix.
Altro grande deluso è stato Alejandro Valverde, giunto ai piedi del podio a causa di una cronometro disastrosa. Rammarico anche per Tejay Van Garderen, giunto quinto, che avrebbe potuto arrivare sul podio senza la terribile crisi di fame che ha patito ad Hautacam. Archiviato dunque il Tour, Nibali punterà tutto sul Mondiale. Per tanti altri, invece, il prossimo obiettivo sarà la Vuelta, dove una quindicina di corridori arriverà con il coltello tra i denti. Luigi M. D’Auria
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