Monte Carlo – Tra l’8 ed il 20 aprile 2014, durante l’edizione del Master di Montecarlo di Tennis, è successo veramente di tutto. Fin da lunedì 14 i tifosi accorsi sul Monte Carlo Country Club hanno visto la caduta di Nadal, i malesseri fisici di Djokovic, uno psicodramma di Fognini, un Federer finalmente al meglio sulla terra rossa e il trionfo di Stanislas Wawrinka, che conferma di essere attualmente la terza forza del tennis mondiale. Anch’io, cari lettori, ho assistito al grande spettacolo andato in scena sui campi del Principato e, come gli scribi dell’antichità, sono pronto a raccontare, a coloro che per motivi vari non sono riusciti a godersi lo spettacolo, un torneo quanto mai imprevedibile, che lascia aperto ogni scenario in vista degli internazionali d’Italia in scena a Roma dal 10 al 18 maggio e soprattutto di Rolando Garros. Se durante i primi giorni il torneo non hanno visto risultati in grado di sovvertire i pronostici, da giovedì 17, gli spettatori presenti al Country Club hanno iniziato ad assistere a partite in grado di condizionare tutto il torneo. Se Nadal passeggiava con un discreto Andreas Seppi, anche Federer e Djokovic battevano abbastanza facilmente Rosol e Carreno Busta. Se Re Roger incontrava qualche resistenza da parte del ceco, Djokovic asfaltava in solo quarantaquattro minuti un Carreno apparso più uno sparring partner che un vero avversario per il serbo.
La partita che ha fatto più discutere è stata quella che ha opposto il francese Tsonga, numero 12 del mondo, al nostro Fabio Fognini, 13 del mondo e leader della squadra che a settembre affronterà la Svizzera nella semifinale di Coppa Devis. Fognini partiva bene, vincendo il primo set 7-5, anche se il ligure aveva servito per il set già sul 5-4. Nel secondo Tsonga si difendeva più che altro con il servizio, mentre Fognini sbagliava non sfruttava ripetutamente numerose palle break. Poi sul 4-3 Fognini subiva un torto da parte di un giudice di linea e iniziava un show negativo destinato a condizionare tutto il match. Fabio se la prendeva con suo padre e con l’allenatore, iniziava a bestemmiare, urlava contro il medico del torneo e pure contro il preparatore fisico. Da quel momento, il ligure non conquistava più games e gettava alle ortiche l’occasione di incontrare Federer nei quarti.
La giornata di venerdì era quella dedicata ai quarti di finale. Se Djokoviv soffriva la matricola Garcia Lopez, Federer era messo alle corde da Tsonga. Lo svizzero, partito molto piano, si trovava sotto di un set e di un break prima di riuscire ad ingranare la giusta marcia, quella che gli ha consentito di dominare nel terzo set il giustiziere di Fognini. La giornata di venerdì sarà però ricordata per essere stata quella di caduta di Rafa Nadal: lo spagnolo è stato sconfitto dall’altro specialista della terra rossa David Ferrer, che non batteva Nadal dal lontano 2003, quando i due erano rispettivamente uno sconosciuto ragazzino al primo anno tra i prof e Ferrer era ancora fuori dai primi cento giocatori al mondo. Un Nadal stanco e falloso è stato sopraffatto dall’estrema regolarità ed intensità dei colpi di Ferrer, che ha chiuso il match con il punteggio di 7-6 6-1. La giornata uggiosa di sabato è stata rasserenata dai colpi superbi di Roger Federer che ha inflitto una vera e propria lezione di tennis ad un Djokovic acciaccato e falloso, privo del suo colpo migliore: il suo funambolico rovescio bimane incrociato. Nella seconda semifinale uno splendido Stanislas Wawrinka, che ha sconfitto un David Ferrer stanco più mentalmente che fisicamente.
La finale è stata non meno priva di emozioni, Wawrinka ha sconfitto Federer, confermandosi numero uno del paese elvetico e il giocatore più forte di questo inizio di stagione. Federer partiva fortissimo dominando un Wawrinka forse troppo emozionato. Nel secondo, Stanislas riprendeva a poco a poco campo, battendo alla fine un Federer che dimostrava ancora una volta il suo rapporto di amore e odio con la terra rossa. Lascio così il Monte Carlo Country Club convinto che, da qui a Wimbledon, ci sarà da divertirsi, accompagnati dalle magie di Federer, dalla potenza di Wawrinka e, speriamo, da qualche bella sorpresa italiana. Luigi M. D’Auria
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