Critica all’elogio dei Riformisti di Turati

Donato D'Auria

Donato D’Auria

La storia di sinistra e dei riformisti appartiene a una storia di libertà, a una tradizione di critica sociale e di sogno, a un percorso che sembra essersi lacerato, reciso. Io vorrei riprenderlo, parlando da un immenso passato e un futuro politico incerto. Io faccio parte dell’anima di sinistra riformista e non di quella rivoluzionaria. Sono queste le domande che mi affliggono dopo la lettura del libro di Alessandro Orsini, giovane professore napoletano di Sociologia Politica all’Università Tor Vergata, intitolato Gramsci e Turati. Le due sinistre (Rubettino) ha provato a dare delle risposte. Un libro di riflessione teorica sulla sinistra degli ultimi anni. Il continua a leggere

Donato sta pensando ad un’esperienza come eurodeputato

Torino – Con l’aiuto ed il sostegno dei Socialisti e Liberali italiani e con la benedizione di Gianni Pittella, vicepresidente del Parlamento europeo, aspiro ad una candidatua al Parlamento Europeo, evidentemente anche come indipendente, per contribuire alla diffusione delle mie idee ambientali e sullo sport. Il mio programma, dal punto di vista di ambiente, tutela del territorio, agricoltura e sport è abbastanza moderno-futuristico e pieno di opportunità per i giovani: che tornino a lavorarela terra ed a produrre cibo di qualità.

Ambiente: l’Europa tutta unita deve impegnarsi e fare qualcosa per far cambiare idea alla Cina, Stati Uniti e India che non hanno firmato il protocollo di Kyoto, ad impegnarsi per le politiche ambientali. La protezione dell’ambiente nella politica climatica non può essere risolta da singoli Stati, ma deve essere oggetto di politica mondiale. Vorrei collaborare a ridisegnare ed a ripensare le politiche agricole, quali priorità del prossimo Parlamento Europeo. Politiche alimentari come ambiente, agricoltura, salute, sviluppo. La politica per il cibo e per l’agricoltura è politica per tutti e tutela del bene comune. Un Paese fatto di milioni di piccole aziende agricole con attività biologica tra i suoi vanti. Un’agricoltura che basa la sua ricchezza sulla biodiversità di razze animali, varietà vegetali domesticate e spontanee, prodotti tipici che nascono dall’agricoltura sostenibile.
Per la mia candidatura farò comunicazione capillare sul territorio per modificare lo stile di vita e le abitudini di ciascuno, al fine di abbassare realmente l’inquinamento atmosferico, del suolo e delle acque e per ridurre i consumi idrici inutili. Obiettivo è fare e promuovere una vera tutela dell’ambiente, con uso e gestione oculati delle risorse naturali, con significativi vantaggi sociali.
Per lo sport mi sto occupando del Libro Bianco sullo sport, una sorta di progetto pilota, nel processo di definizione di una Politica europea dello sport, attraverso il quale la Commissione europea è riuscita a diffondere delle linee guida, riconoscendo per la prima volta il ruolo sociale dello sport, la sua centralità nelle politiche per la salute, per i giovani e per l’inclusione sociale nelle politiche di dialogo e di integrazione, di lotta contro ogni discriminazione. La specificità dello sport, identificata nel suo carattere poliedrico: lo sport svolge allo stesso tempo una funzione sociale, educativa, ricreativa, culturale e di tutela della salute pubblica, nella sua organizzazione piramidale, nei valori morali che esprime.
Come candidato, mi occuperò di politiche alimentari e politiche sportive, che non sono cosa di poco conto per il futuro dell’Europa, che è sempre nei miei pensieri. Se vuoi essere un cittadino informato ed aiutarmi a non mancare a questo appuntamento storico, mi puoi sostenere con il voto, consigli, volontariato. Questi sono i miei riferimenti: Donato D’Auria
www.donatodauria.it
www.politicaeuropeanews.it
www.runningsportnews.it

Facciamo qualcosa per gli Stati Uniti d’Europa

Gli Stati Uniti d’Europa sono una fonte di ispirazione, ed un esempio di aggregazione pacifica di Stati sovrani, che potrebbe fungere da modello per altre aree del mondo. Sicuramente le elezioni europee del prossimo 25 maggio del 2014 saranno, al contrario di quello che qualcuno pensa, un’importante spartiacque; quindi, credo che formare una forza politica nuova, sobria per davvero e seria e competente per ambiente, tutela del territorio, agroalimentare e sport, sia ormai necessario.
Infatti, il Movimento 5 Stelle e Fare per Fermare il Declino non hanno risolto alcun problema, quindi tanto vale puntare sull’Europa e sui “Gloriosi Socialisti”.
Si vota il 25 maggio 2014 per sceglire il tipo di maggioranza che vogliamo; una neoliberista o socialita Liberal, come direbbe Obama. Importante, anche perché nella seconda metà del 2014 la presidenza dell’Unione spetterà all’Italia. Insomma, subito dopo le elezioni europee del 2014, comincerà il grande gioco della costruzione politica degli Stati Uniti d’Europa. Se vuoi essere un cittadino informato non mancare a questo appuntamento storico: è un destino comune di pace, prosperità, libertà e democrazia, che la pacifica riunificazione dell’Europa ha regalato negli ultimi decenni a noi europei. Bisogna lavorare per arrivare all’elezione diretta del presidente della Commissione da parte dei cittadini europei. Solo così il presidente della Commissione potrà diventare un vero Presidente dell’Unione e scegliere politiche di destra o di sinistra sulla base dei programmi presentati agli elettori. Questo andrebbe fatto a partire dalle prossime elezioni europee.
Non si può rimandare il tutto alle elezioni del 2019. Sarebbe troppo lontano. I cittadini si allontaneranno ancora di più dalla politica europea. L’elezione diretta del presidente della Commissione, farebbe fare all’Europa un salto di qualità senza eguali. Diventerebbe un’Europa dei cittadini e non più solo degli Stati.
Un punto fondamentale del programma, per stimolare l’economia dovrebbe essere l’aumento delle risorse del bilancio dell’Unione, a sostegno dei progetti europei nei campi della ricerca e della tutela ambientale. Riguardo alla politica di protezione dell’ambiente e nella politica climatica. Sono problemi che non possono essere risolti da singoli Stati nazionali e devono essere necessariamente oggetto della politica mondiale. Il Protocollo di Kyoto non include né Cina né India, e anche gli USA non hanno apposto la loro firma. Spetta all’Europa convincerli che è necessario che anche loro facciano qualcosa. Solo l’Europa tutta unita ha un peso nel caos delle politiche ambientali delle potenze mondiali.
Gli Stati Unite d’Europa è un progetto di civilizzazione che potrà vivere solo se saprà ritrovare un’ambizione mondiale. Questa ambizione può esprimersi su due grandi questioni: la lotta contro le degenerazioni del capitalismo finanziario e la costruzione di un nuovo ordine monetario internazionale. Per sconfiggere i mercati finanziari c’è bisogno di una democrazia forte che possa appoggiarsi sull’unica istituzione direttamente legittimata dai cittadini europei, il Parlamento Europeo. Le prossime elezioni del 25 maggio 2014 saranno decisive perché consentiranno al Parlamento Europeo di assumere di fatto un ruolo costituente. Donato D’Auria

Il glorioso socialista Valdo Spini narra la storia della politica italiana nel suo libro la buona politica

Con grande piacere ho accettato l’incarico della redazione di scrivere la recensione di questo libro, scritto da uno dei protagonisti della prima repubblica.
Prima di iniziare a parlare del libro mi sembra giusto spendere due parole sulla figura di Valdo Spini: figlio di uno dei leader del Partito d’Azione fiorentino, Spini si iscrisse al Partito Socialista nel 1962 e divenne parlamentare nel 1979. In seguito ricoprì incarichi di grande prestigio, rimanendo però sempre fuori dai vertici del partito a causa dei suoi frequenti scontri con Bettino Craxi, che provò alle elezioni del 1984 ad eliminarlo dalla scena politica italiana. In seguito ricoprì più volte l’incarico di sottosegretario agli Esteri e agli Interni, prima di diventare Ministro dell’Ambiente nel governo Ciampi (esperienza di cui Spini parla in modo entusiastico e celebrativo).
Sicuramente molti si ricordano di Valdo Spini, ma in pochi conoscono la sua storia politica, che nel corso del libro è il mezzo per raccontare la storia di un partito, quello Socialista, che rappresenta una delle colonne portanti della Prima Repubblica. Dalla campagna elettorale nei circoli, per poi essere eletto nella segreterie provinciale del PSI alla fine del governo Craxi, dalla prima elezione a deputato fino al Congresso del 1993, Spini descrive inciuci, successi, riforme, accordi, patti, tradimenti all’interno del Partito Socialista, consentendo così al lettore attento di conoscere alcuni retroscena della storia italiana che sicuramente non finiranno sui libri di testo e che difficilmente potranno essere raccontati dai media.
Uno dei capitoli più interessanti del libro è quello riguardante il Congresso del 1993, che di fatto mise fece uscire il Partito Socialista dalla geografia politica italiana. Infatti, i leader socialisti del tempo tradirono Valdo Spini, uno dei pochi non implicato nello scandalo Tangentopoli (infatti è uno dei pochi socialisti veri con Gianni Pittella, ancora presenti sulla scena politica) e unico leader socialista in grado di dare una leadership forte al partito e di farlo rimanere in linea di galleggiamento. Durante quel congresso emersero i limiti del Partito Socialista, troppo diviso nelle sue correnti e non consapevole del suo declino. Alle elezioni del 1994 i socialisti ottennero solo otto seggi in collegi uninominali di poco conto e non riuscirono a costituire un gruppo parlamentare proprio, sparendo di fatto dalla scena politica italiana. In seguito i socialisti ebbero un ultimo scatto d’orgoglio operando importanti riforme nel governo Ciampi, ma in seguito solo Spini riuscì a rimanere un personaggio di primo piano, venendo rieletto ininterrottamente fino al 2008.
Congedo i miei trentacinque lettori invitandoli a leggere questo libro, forse uno dei pochi scritti bene riguardo la storia e le peripezie del Partito Socialista Italiano.
Luigi Maria D’Auria

 

 

Europa
Gianni Pittella traccia la sua idea di Stati Uniti d’Europa
Dopo un mesetto di silenzio dettato dalla vacanze, sono davvero felicissimo di ricominciare la mia attività di redattore presso la seguente testata, con la recensione dello splendido saggio, che ho letto e studiato sul futuro dell’Unione Europea, scritto ottimamente da Gianni Pittella ed Elido Fazi.
Prima di iniziare la recensione mi sembra giusto concentrare l’attenzione dei miei cari venticinque lettori sulla figura di Gianni Pittella. Questo cinquantaquattrenne, figlio di un glorioso senatore socialista, è uno dei pochi che cerca di far conoscere all’opinione pubblica le vere cause della crisi mondiale ed europea. Inoltre, mi sembra giusto ricordare che Gianni Pittella (nonostante sia a malapena citato volutamente dall’opinione pubblica) è vicepresidente del Parlamento Europeo e candidato alla segreteria del Partito Democratico.
Il libro decide giustamente di far iniziare la storia degli Stati Uniti d’Europa (ma siamo proprio sicuri che tutti i ventisette stati dell’Unione sarebbero disposti a perdere la loro indipendenza per creare uno stato federale?) dal trattato di Bretton Woods del 1944 che generò il fondo monetario internazionale ed elevò a sistema economico internazionale l’intercambiabilità Dollaro-oro. Infatti, per la prima volta, le principali potenze mondiali decisero di dare una parvenza di unità economica al mondo. Non è però su questo che deve concentrarsi la nostra attenzione, bensì sulla storia dell’Unione Europea a partire dal suo atto di fondazione, il Trattato di Maastricht. Che la stragrande maggioranza degli Stati europei abbia sbagliato riguardo ad una sua approvazione così frettolosa (la leggerezza con cui fu approvato in Italia getta molti dubbi sulla visione economica e finanziaria della nostra classe politica) sia la causa di alcuni problemi che affliggono il nostro continente, cioè quello che in un roseo futuro dovrebbe essere il nostro stato, è evidente.
Ritengo che uno dei capitoli più interessanti del saggio di Gianni Pittella ed Elido Fazi sia quello riguardante l’uscita dall’Unione da parte della Gran Bretagna. Infatti, i britannici continuano a prevedere il fallimento dell’Euro con discorsi che tutte le persone che conoscono la politica dovrebbero giudicare infondate e non degne di attenzione, perché gli inglesi vogliono spadroneggiare in Europa dimenticandosi che da quando hanno deciso di farne parte non fanno che considerare l’Unione carta straccia rispetto al “glorioso” Commenwealth. Inoltre, come giustamente spiegato dagli autori, il Commenwealth riesce a rimanere in linea di galleggiamento non grazie alla speculativa economia inglese, sempre più ancorata ai flussi finanziari della City londinese, ma grazie alle non ancora martoriate economie di Australia e Nuova Zelanda e ai numerosi paradisi fiscali protetti dal Regno Unito, che così obbliga l’Unione Europea a non poter mettere in atto norme più restrittive contro gli investimenti in questi paesi. Bisogna tuttavia considerare, miei cari lettori, che la Gran Bretagna ha subito dall’area Euro una dolorosa batosta. Infatti, i paesi dell’Unione Europea hanno firmato il patto transatlantico di circolazione delle merci che prevede l’abbassamento dei dazi per il commercio con gli Stati Uniti d’America. Per paesi come l’Italia questo accordo è stato importantissimo perché ha permesso alla nostra industria alimentare di non andare in crisi profonda. La Gran Bretagna ha ottenuto invece vantaggi nulli da questo accordo.
Un altro capitolo che ho trovato davvero interessante è stato l’ultimo, vero specchio della reale situazione economica dell’Unione Europea. Infatti, gli autori fanno capire al lettore come gli speculatori mettono in crisi economie fragili come quella spagnola o italiana, ma anche economie che sembravano inattaccabili come quella americana. Infatti, oggi giorno basta un attimo per spostare miliardi di euro alle Cayman, mentre la democrazia ha bisogno di mesi se non di anni per contrastare una crisi. Questo capitolo dovrebbe far capire a tutte le forze politiche che vogliono anticipare i tempi del voto che andando a votare a ripetizione o facendo guerre inutili non si rafforza l’economia. Infatti, come spiegato dagli autori, l’Euro è comunque riuscito ad imporsi come moneta internazionale (un sesto dei capitali cinesi è in Euro), riducendo il gap rispetto al dollaro. Quindi mi sembra giusto l’invito fatto dagli autori a credere nella ripresa economica e ad avere fiducia nei governi europei. Luigi Maria D’Auria

“Il Futuro che Vale” la Mozione congressuale di Gianni Pittella per la candidatura alla segreteria Pd

Torino – Martedì 22 ottobre 2013, nel Salone “Fondazione Croce”, di via Santa Maria, 1, Gianni Pittella ha presentato la sua Mozione congressuale che accompagna la sua candidatura alla segreteria del Pd, per un totale di venti pagine con il nome di “Il Futuro che Vale”, per un partito democratico, solidale ed europeo. Nel documento congressuale depositato alla segreteria del Pd, non solo economia e finanza, ma anche etica, sociale e politica. Oggi dobbiamo tornare a determinare le nostre possibilità nel Partito vivo ed energico. Largo alle forze progressiste italiane, un partito di ispirazione europea, aperto alla società e al confronto con l’associazionismo diffuso, una forza politica che rende protagonista ciascun militante nell’impegno per costruire uguaglianze ed opportunità. Il Partito Democratico deve diventare un partito speranzoso, capace di mobilitare intelligenze, competenze e passioni, superando la cultura delle contrapposizioni e dell’indifferenza. Occorre una vera rigenerazione del partito sul piano culturale, progettuale e programmatico. Partito Rete che parla di Sud e di Europa. L’occasione nella seconda presentazione a Torino del libro “Breve storia del futuro degli Stati Uniti d’Europa“ che, come nella prima di domenica 19 maggio presente una platea d’eccezione, tanto che i presenti hanno esclamato “finalmente si parla di politica ad alto livello”. Ci sono stati gli interventi di Roberto Placido e Mercedes Presso, con il moderatore Luigi Piccitto.
Gianni Pittella si muove in treno, alla ricerca di consensi nella sua sfida per la segreteria del Pd con tappa a Milano, Torino, Roma, Napoli, senza paura di confrontarsi, perché il suo punto di forza è nel rapporto con i cittadini senza la ricerca di visibilità e senza necessità di bucare il video per vincere la battaglia. I quattro candidati sono: Matteo Renzi il favorito e beniamino dei Renziani con tanti slogan e possibilita, Gianni Cuperlo il comunista dagli occhi azzurri, Pippo Civati la cui posizione non convince per l’alleanza con Ventola de Sel. Il quarto candidato Ganni Pittella, l’unico del Sud, medico, classe 1958, Pittella mette sul piatto la sua lunga esperienza internazionale: eletto a Strasburgo nel 1999 e poi riconfermato due volte, è attualmente Vicepresidente vicario del Parlamento europeo. Pittella vorrebbe un Pd, dentro il Partito Socialista europeo (Pse) per decidere le politiche economiche del Patto di stabilità europeo legata a un network influente. La Legge di stabilità non convince il candidato Pittella perché inefficace: con una mano distribuisce pochi euro agli italiani, con l’altra toglie dalle pensioni e al ceto medio: intanto a Letta chiede 10 miliardi di riduzione del cuneo fiscale per imprese e lavoratori. All’Europa chiede una forte tassazione delle transizioni finanziarie e delle rendite patrimoniali. A Pittella le larghe intese non piacciono e chiede di fare subito la nuova legge elettorale e poi andare al voto. A Torino confida di trovare nuovi sostenitori con il gruppo Socialisti e Liberali di Riccardo Nicotra, Alfredo Celano e l’alleanza con la consigliera regionale Mercedes Bresso che ha spiegato nel suo intervento che non deve sembrare una cosa strana l’alleanza Nord – Sud, ma una risorsa per l’Italia e gli Stati Uniti d’Europa. Donato D’Auria