“Tre giovani ebrei ed un ragazzo palestinese uccisi in pochi giorni: la pace è ancora lontana”
Ramallah – Forse per la prima volta mi sono sentito davvero in pericolo. La capitale dell’Autorità Palestinese è in fermento, i soldati sono dappertutto. Se non avessi trovato rifugio presso la locale sede di un celebre giornale, non avrei davvero saputo dove andare, non sentendomi affatto sicuro in albergo. Sembra di vivere in un incubo, un incubo che purtroppo qui vivono dal 1948, ai tempi della Prima Guerra di Palestina. Mi sembra però doveroso partire dall’inizio, per spiegare ai miei lettori cosa ha provocato questa escalation di violenze che ha riportato la paura di una guerra come quella dei “Sei Giorni” o quella del “Kippur”. Tre ragazzi israeliani sono stati rapiti il 12 giugno, probabilmente a seguito di un agguato di matrice Jihadista.
Pochi giorni fa è stato poi ucciso un giovane palestinese, probabilmente vittima di un commando di cui facevano parte uomini dei partiti di estrema destra israeliana. Il premier di Israele Netanyahu, da sempre contrario alla pacificazione della Palestina, ha minacciato rotorsioni, mentre i capi dell’Autorità Palestinese e della Striscia di Gaza, Abu Mazen in primis, hanno affermato “Non staremo a guardare i movimenti delle truppe israeliane”. Poi, di fatto, è iniziata la Terza Intifada, che in arabo vuol dire “Sollevazione armata con le pietre”. I giovani palestinesi hanno iniziato a lanciare pietre contro gli israeliani, anche civili, che hanno risposto scatenando l’esercito e preparando centinaia di carri armati per invadere i territori della Cisgiordania sotto amministrazione Palestinese e quella sotto amministrazione condivisa. Parlare in poche righe della Questione Palestinese sarebbe davvero impossibile, tuttavia è possibile iniziare a parlare di uno dei problemi tutt’ora irrisolti, ossia quello dei confini, che non sono affatto ben definiti. Il Trattato di Oslo, firmato dai Premi Nobel Rabin e Arafat, afferma che Israele controlla tutte le terre che si trovano ad Ovest del Giordano, unica eccezione la Striscia di Gaza, mentre lascia all’Autorità Palestinese il completo controllo del 17% della Cisgiordania, più l’amministrazione di un altro 25% della Cisgiordania.
Successivi accordi hanno poi stabilito che la Striscia andasse ai gruppi di estremisti islamici (errore gravissimo), mentre le forze palestinesi democratiche si riservavano il controllo sulla loro fetta di Cisgiordania. Purtroppo, questi trattati sono stati messi in pratica malissimo, trasformando di fatto la Cisgiordania in un colabrodo con confini incerti e la Striscia di Gaza in un luogo isolato dal resto del mondo.
La situazione è, quindi, difficilissima; tuttavia potrebbe essere risolta da un negoziato sotto patrocinio ONU (ormai sia Israele che Palestina sono membri delle Nazioni Unite), che però non ha mosso un dito. Speriamo in ogni caso che la pace arrivi al più presto, altrimenti, come dice il grande Abraham Yehoshua “Arabi e Israeliani finiranno per annientarsi a vicenda”. Luigi M. D’Auria
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