Il favorito è il deluso del Tour Froome, ma occhio agli attacchi dei padroni di casa e soprattutto al vincitore del Giro Quintana
Jerez de la Frontera- Nonostante molti miei amici non la considerino una bella città, Jerez mi è piaciuta molto. Sono seduto in un caffè della locale Plaza Mayor, quando incontro Manolo, giornalista di un importante quotidiano spagnolo, conosciuto al Tour 2012, quello vinto dall’ormai decaduto (ciclisticamente parlando) Sir Bradley Wiggins. Diventammo amici dopo la quattordicesima tappa, vinta da Valverde a Peyragudes dopo una splendida azione corale della sua Movistar. Allora Manolo decise di offrire a tutti una splendida cena a base di prosciutto (da quelle parti lo fanno molto buono). L’anno seguente, giusto per cementare la nostra amicizia, lo ospitai a casa mia dopo la tredicesima tappa del Giro d’Italia, quella che arrivava allo Jaffreau, dato che l’albergo in cui aveva prenotato era chiuso da alcuni anni. Bella fregatura per il mio amico.
In ogni caso, tra un aneddoto e l’altro abbiamo seguito insieme tre Giri, tre Tour e due Vuelte, più la terza che sta per incominciare, proprio qui a Jerez de la Frontera. È tuttavia la prima volta che mi trovo d’accordo con il campanilismo di Manolo, che considera la Vuelta la corsa più importante del mondo. Quest’anno,infatti, la corsa spagnola è particolarmente piena di corridori che vogliono lottare per la vittoria. Una quindicina, secondo il calcolo ottimistico del mio iberico amico. Una decina, secondo me. Ma perché quest’anno fanno tutti la Vuelta?
Essenzialmente per due motivi. Uno: Molti corridori forti avevano già messo in conto di fare Giro e Vuelta, per obblighi contrattuali o per voglia di riscatto. Secondo: la vittoria, anzi, il dominio di Nibali al Tour hanno fatto arrabbiare un buon numero di corridori, che di sicuro non hanno digerito il fatto di essere messi in ombra dal nostro “Squalo dello Stretto”.
Dopo la cena io è Manolo decidiamo di abbozzare un borsino dei favoriti di questa Vuelta che decidiamo di dividere in quattro categorie, tutto sommato eque nella loro composizione.
Categoria 1: Froome, Contador, Quintana. Il primo ha il dente avvelenato dopo il Tour e in casa Sky lo vedono tutti nella forma della vita, difficile credere loro, ma la classe resta. Il secondo ha patito la caduta alla Planche de Belles Filles, ma comunque “El Pistolero” carbura sempre in ritardo, giusto in tempo per l’ultima settimana di corsa. Quintana invece non ha fatto molto dopo la vittoria al Giro, ma nelle corse a tappe è uno dei primi cinque del mondo.
Categoria 2: Evans, Valverde, Betancur, Van Garderen, Pinot, Uran, Aru. Questo è un gruppo di corridori che potrebbero vincere la Vuelta, ma che hanno qualcosa in meno rispetto ai tre tenori della prima categoria. Van Garderen può far bene la crono, ma in salita ha qualcosa in meno. Se non fosse scappato dal ritiro pre-Tour punterei su Betancur, ma c’è il serio rischio che lo stato di forma della prima parte di stagione il colombiano l’abbia smarrito gozzovigliando in Colombia. Peccato davvero. Se no sarebbe stato in gruppo 1. Speriamo in una buona Vuelta anche di Aru, che secondo me vale i primi cinque.
Categoria 3: Sanchez, Rodriguez, Kelderman, Hesiedal, Zubeldia, Mollema, Van Den Broek, Ten Dam. Questo è un gruppo di corridori decisamente eterogeneo. Ci sono infatti i vecchi leoni spagnoli che proveranno a rendere dura la vita ai favoriti, più una serie di corridori da top quindici in cerca di un colpo ad effetto che ne cambierebbe la carriera (in particolare Rodriguez, Sanchez e Kelderman).
Categoria 4: Landa Meana, Nieve, Vanendert, Sorensen, Arredondo, Fuglsang, Cunego, Basso, Rolland, Voeckler, Porte, Anton, Inxausti, Pardilla, Majka, Izagirre, Moreno, Roche.
Questo nutrito gruppo di corridori è costituito da tutti coloro che, pur essendo gregari o incostanti, potrebbero sempre piazzare un colpo a effetto in grado di rivoluzionare la classifica. Sono tutti scalatori puri, quindi perderanno molto tempo nelle crono e saranno liberi di attaccare.
Chiuso il capitolo borsino dei favoriti io è Manolo ci spostiamo in un ristorante del centro e brindiamo alla prossima Vuelta. Ma all’arrivo di Santiago de Compostela solo uno potrà brindare. Luigi M. D’Auria
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