Parigi – Passando un periodo di tempo relativamente breve a Parigi ho avuto ancora una volta la conferma che in politica anche gli eventi che sembrano più scontati possono non verificarsi. Infatti, quando ho lasciato Torino con il TGV, pensavo di trovare un Paese non particolarmente afflitto dalla crisi economica internazionale. Quando ho preso lo stesso treno alla stazione Gare de Lyon, il mio parere era profondamente mutato. Tutti i giornali locali, dal comunista “Liberation” al tradizionalmente più liberale e sostenitore dei governi di centrodestra “Le Parisien”, sono concordi nell’affrontare che la Francia, almeno dal punto di vista politico, è uno dei Paesi più in crisi di tutta l’Unione Europea, sempre che i cugini rimangano a lungo nell’UE. Sinceramente, la presenza della Francia nell’Unione per almeno i prossimi vent’anni mi sembra fuori discussione, ma tutti i media locali esprimono grande sconforto dopo la vittoria alle elezioni comunali del Front National, partito di estrema destra anti europeista. Nessuno, infatti, si aspettava che la forza politica guidata da Marine Le Pen riuscisse ad imporre i suoi candidati in città in importanti e tradizionalmente terreno di caccia dei partiti più forte (il Partito Socialista e il moderato UMP) come Avignone e a raggiungere il ballottaggio a Lione, seconda città della Francia per numero di abitanti.
Dopo questa tornata elettorale il grande sconfitto è stato sicuramente il Partito Socialista. Il Presidente Francois Hollande ha finalmente capito che il calo dei consensi al suo operato non era soltanto un’invenzione giornalistica; ha così optato per un rimpasto di governo, portando all’Hotel de Matignon, la residenza ufficiale del Primo Ministro, Manuel Valls, astro nascente della politica francese. Questo cinquantunenne di origini catalane non aveva mai ricoperto grandi incarichi fino al 2012, preferendo la carriera interna al Partito Socialista alle sfide elettorali. Poi, con l’elezione di Hollande, è letteralmente esploso, diventando primo deputato, poi Ministro dell’Interno e infine Primo Ministro. A oggi, però, ancora prima di iniziare, il suo governo potrebbe addirittura non passare il primo scoglio di tutti gli esecutivi francesi, cioè la fiducia dell’Assemblea Nazionale, l’equivalente della Camera dei Deputati. Infatti, i Verdi e il Partito Comunista Francese appoggiano solo alcuni punti del programma di Valls, senza contare che cento parlamentari socialisti sono pronti a non votare la fiducia al loro compagno di partito se egli non farà un patto di coalizione con tutte le forze della maggioranza (poche, a dire la verità) e metterà nero su bianco un programma di riforme da fare entro un anno dal suo insediamento.
Ovviamente anche il Front Natioanal e l’UMP non appoggiano il governo di Valls e anche i parlamentari di Movimento Democratico e gruppo misto potrebbero non dare il loro appoggio al Governo di un Valls oggettivamente in difficoltà nell’impostare una politica di governo. Con un quadro così fosco, non c’è dunque da stupirsi se il Governo Renzi, pur avendo venduto solo 151 autoblu dal suo insediamento, appare agli occhi dei Francesi un governo forte che, come dicono loro, viaggia come un TGV. Luigi M. D’Auria
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