Domenica 13 aprile 2014. Stazione di Genova Piazza Principe. Sono le 18,30. Una normale domenica di sciopero del personale delle Ferrovie dello Stato. Le biglietterie sono chiuse e le code alle emettitrici automatiche sono chilometriche. Un viaggiatore che, come me, in coda, sta per perdere l’unico treno per ventimiglia si consulta rapidamente con il sottoscritto e insieme decidiamo di salire sul treno senza biglietto. Non abbiamo scelta gli altri treni sono tutti soppressi. Sul treno avviciniamo il capotreno per informarlo della nostra situazione e lui ci tranquillizza: “Salite e non preoccupatevi, vi farò io il biglietto senza maggiorazione”. Gentile, comprende la buona fede.
Raggiungiamo una carrozza del nostro convoglio, entriamo in uno scompartimento occupato da due persone. Stranieri. Francesi, sembra. Giovani adulti. Un ragazzo e una ragazza sulla trentina. Il treno parte in orario, incredibile! Arriva il controllore. Ci apprestiamo a pagare il biglietto. Il controllore si rivolge prima ai due stranieri, che non parlano italiano. Non si capiscono. Io parlo un po’ le lingue e mi offro di tradurre, ma i due stranieri non sembrano interessati. Mi ignorano e continuano a dialogare con il controllore nel loro idioma mescolato ad un po’ di inglese che naturalmente il controllore non comprende.
Gli si rivolgono con sorrisino beffardo e gli dicono di non avere il biglietto. Il controllore estrae dalla tasca l’emettitrice portatile mostrando loro il display che indica il prezzo del biglietto, anche per loro senza maggiorazione. Gentile, penso io. I due stranieri con noncuranza e un pizzico di strafottenza dicono che non intendono pagare perchè non hanno i soldi. Strano! Penso io. Non sembrano indigenti. Sono vestiti bene. E adesso che si fa? Il controllore si irrita visibilmente ma non fa nulla. Si rivolge a me e al mio compagno di viaggio occasionale e ci fa pagare i biglietti come è normale. Gli stranieri confabulano tra loro. Non sembrano per nulla preoccupati, ridacchiano, stanno prendendo in giro il controllore, le ferrovie, l’Italia. Suggerisco al controllore di chiamare la Polfer. Non mi sembra opportuno che due viaggiatori restino sul treno senza biglietto, tantopiù che non hanno l’aria di essere indigenti e in più sono strafottenti. Il controllore non fa nulla. Ci dice che non chiama la polizia perchè tanto non arriverebbe nessuno. E se si presentasse una situazione di reale necessità? Domando io. “Nulla, non si può fare nulla, tolta la stazione di Savona, su tutta la tratta fino a Ventimiglia hanno tagliato tutto”. “In caso di necessità non esiste Polfer, bisogna chiamare i carabinieri”. Il controllore ci aiuta e si allontana impotente e contrariato. Io e il mio compagno di viaggio ci rivolgiamo agli stranieri chiedendo: “Perchè non avete fatto il biglietto?” “Perchè non abbiamo i soldi” ci rispondono “potevate fare come noi tanto qui funziona così, visto quanto è stato facile?”. Mi sale il sangue alla testa ma mantengo l’aplomb, “Anche se fosse stato facile, a noi non sembrava opportuno e abbiamo pagato il biglietto”. Riteniamo che pagare un servizio pubblico sia doveroso tantopiù se non si è in stato di necessità, come non lo siamo noi e come non lo sono in tutta evidenza i due francesi.
Ci chiediamo e gli chiediamo cosa sarebbe successo se noi avessimo fatto lo stesso in Francia. “Nulla!” rispondono quasi in coro, potete venire e non pagare tranquillamente il biglietto è una cosa normale da noi, in Francia. Nutriamo qualche dubbio e ci sentiamo ulteriormente presi in giro da questa gentaglia arrogante. Il clima nello scompartimento diventa teso. I due francesi lo intuiscono, bontà loro, decidono di uscire e cambiare scompartimento.
Noi restiamo. Siamo senza parole. Un po’ delusi e un po’ amareggiati. A questo punto i commenti tra di noi potevano sprecarsi, avremmo potutto parlare del declino della nostra Nazione, avremmo potuto parlare dell’arroganza e della scarsa considerazione che la gente delle altre nazioni nutre per l’Italia. Potevamo parlare del declino delle ferrovie, della situazione da far west che stiamo, più o meno inconsapevolmente, vivendo in Italia. Potevamo chiederci: “Ma come abbiamo fatto a ridurci così?”. Abbiamo preferito rimanere in silenzio e proseguire fino a destinazione. Domani è lunedì, lo sciopero sarà finito. Giovanni Senatore.
in questo paese pagano solo gli onesti e i dipendenti ( che non possono farne a meno ), i furbi non li beccano mai!
Per i giovani quale sarà il prossimo futuro?